- 12 febbraio 2021

Quali sono i migliori materiali per il lavello?

Durante le fasi di acquisto di una nuova cucina o sistemazione di una esistente, la scelta più importante è dedicata a quale lavello inserire. Ad oggi, esistono svariate sfumature sia in termini di estetica sia di funzionalità ed igiene, nate per avere un altissimo grado di personalizzazione da parte del cliente. Un primo passaggio è legato alla selezione del materiale: ogni elemento possiede caratteristiche proprie che determinano le qualità stesse del lavello. Di seguito i principali materiali in commercio:

  • Acciaio inox: questa lega di ferro e carbonio è la soluzione più economica e diffusa. È molto resistente agli sbalzi termici e ai batteri, per questo risulta igienico e duraturo. Di contro, il calcare contenuto nell’acqua tende a formare aloni, opacizzando la superficie, che va asciugata rapidamente con un panno morbido per evitare che si annerisca.
  • Ceramica: elemento ottenuto dall’impasto di argilla con sostanze minerali, poi trattate termicamente. È un materiale tradizionale poiché atto a sopportare temperature elevate, non assorbe odori e resiste a germi e calcare. La sua pulizia è veloce grazie a detergenti cremosi o diluiti con acqua e candeggia. Uno neo è che forti urti possono graffiare e rovinare la superficie.
  • Materiali naturali: come il marmo o la pietra, la cui superficie deve necessariamente esser trattata con soluzioni atte a prevenire l’attacco dei batteri e preservarla da graffi, cercando di non alterare lo strato protettivo con cui viene rivestita. La pietra ha un alto grado di porosità che richiede una pulizia immediata affinché residui di cibo e sporco non siano assorbiti. Il marmo invece, date le sue qualità di eleganza e pregio, risulta molto delicato e sensibile ai vari colpi.
  • Fragranite: materiale moderno composto da particelle di granito (80%) e da resine acriliche atossiche (20%). Il nome deriva dalla combinazione dell’azienda ideatrice Franke con il granito. Grazie a vari trattamenti, resiste a graffi e urti oltre che sopportare un calore fino a 280°. Spesso però diventa poroso a causa dell’accumulo di calcare e tende a macchiarsi la sua superficie: occorre un trattamento di pulizia con acqua tiepida e detergenti leggeri.

Le forme possibili per un lavello

Una volta valutato il materiale migliore, si procede con la scelta della forma più adatta in base alle esigenze e alla grandezza della cucina stessa. Sul mercato sono presenti tante tipologie personalizzabili e differibili su varie caratteristiche. Iniziamo con le principali forme possibili:

  • Quadrata: presenta una sola vasca per il lavaggio. Questa forma è indicata per cucine di dimensioni ridotte, essendo molto compatta;
  • Rettangolare: la tipologia più diffusa perché pratica e funzionale. Adatta per tutti gli stili di cucina, definendo lo spazio in modo netto e preciso;
  • Rotonda: il profilo tondo è indicato per arredi moderni e originali. Ottimale per la pulizia di frutta e verdura ma sconsigliato per le stoviglie, essendo poco pratico;
  • Ad angolo: questa forma è adatta per ottimizzare spazi ridotti del piano cottura, in modo da sfruttare l’angolo in maniera funzionale. Di contro, se non ben progettato, può risultare scomodo in termini di praticità.
Nella definizione della forma stessa, sono implicate alcune scelte legate ad elementi come le vasche. Ad esempio, la scelta di avere due vasche oppure una vasca unica, o una vasca grande e una piccola, corrisponde ad un’esigenza estetica e pratica, perché varia in base alle misure a disposizione. Generalmente le dimensioni non sono standard, ma vanno da un minimo di 40 a un massimo di 90 cm. Infine, la tipologia dei lavabi muta a seconda dell’attacco al top della cucina:
  • da appoggio: creati per essere appoggiati direttamente sul mobile e adattabili a qualsiasi tipo di cucina;
  • da incasso: la scelta più contemporanea in termini di stile, perché permette di integrare al mobilio esistente, un nuovo elemento. Le misure devono esser precise e ben calcolate in modo da evitare fessure disarmoniche. In questa tipologia è possibile fare un’ulteriore sotto distinzione in:
    standard, lavelli appoggiati con pochi centimetri sopra il piano;
    filotop, per essere in linea con il piano;
    sottotop, per permettere al lavello di integrarsi perfettamente senza lasciare spazi intermittenti.

Dove collocare il lavello?

All’interno dello spazio cucina, la decisione di dove inserire il lavello richiede un pensiero progettuale strategico a monte. In generale è sempre meglio prediligere una posizione comoda sia per lavorare, grazie ad un piano d’appoggia di fianco libero, sia per ricevere luce da una fonte naturale, ad esempio vicino una finestra.
Quando si tratta di una cucina ex novo, è possibile valutare con maggior libertà dove posizionare gli attacchi idrici ed elettrici e di conseguenza il lavello. Generalmente la profondità occupata è di 60 cm, pari alla larghezza del piano lavoro, mentre la lunghezza varia a seconda del numero di vasche scelte e alla presenza o meno del gocciolatoio. Se lo spazio lo consente, è possibile creare la zona dedicata al lavaggio su un’isola centrale, optando per vasche più grandi e avendo anche più spazio per lavorare; questo però comporterà lo spostamento delle tubature verso il centro della stanza.
In ogni caso la posizione scelta deve essere facilmente raggiungibile dal frigorifero e dai fornelli, in modo tale da rispettare il principio di ergonomia del cosiddetto “triangolo”, ovvero i tre elementi principali della cucina devono essere equidistanti tra di loro e le varie aree funzionali sono ben definite. La posizione migliore è sempre da definirsi in relazione alla metratura della cucina e del mobilio con cui si comporrà l’arredo, privilegiando soluzioni lineari e funzionali.

Come scegliere il miscelatore più adatto

Nella definizione del lavello migliore, l’ultimo punto riguarda il miscelatore (o rubinetto) più adatto da inserire. In commercio, questo accessorio spesso è venduto in combinazione al lavello essendo prodotti nello stesso stile e materiale, in aggiunta anche ad altri elementi come gocciolatoi, scolapiatti e taglieri scorrevoli. Anche in questo caso ne esistono differenti tipologie variabili come:

  • Canna, ovvero il “collo” del rubinetto, suddivisa a sua volta in:
    - alta, per permettere di riempiere grandi recipienti e adattarsi facilmente a vasche doppie o grandi, ma richiede spazio adeguato di manovra;
    - bassa, utile per gli spazi ridotti ma ad alte prestazioni; - con doccetta estraibile, per direzionare meglio l’acqua; - con molla, per uno stile più professionale e di design
  • Posizione:
    - da appoggio, installato direttamente sul lavello, sul piano cucina o sull’isola. È il modello più comune e più prestante in termini di prezzo-qualità
    - da attacco alla parete, per ottimizzare lo spazio sul lavello, soprattutto se ridotto.
  • Materiale: elemento fondamentale per garantire resistenza ed igiene nel tempo.
    - Acciaio inox, per assicurare durabilità e proprietà antibatteriche;
    - Ottone, usato nelle cucine in stile country, presenta costi contenuti ma anche minor pregio in termini di resistenza e finiture;
    - Cromo, finitura estremamente lucida e buon compromesso tra resistenza e durata.
  • Tipologia di apertura:
    - Monocomando, indicati per le cucine moderne essendo di stile molto lineare avendo un’unica maniglia che regola l’apertura dell’acqua
    - Bicomando, le classiche due manopole di regolazione per acqua calda e fredda
    - Monoacqua, una sola manopola e una sola temperatura, indicata per i lavelli di servizio

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