Cosa sapere sul trattamento dell'acqua e la cura della piscina

- 01 luglio 2020

Come misurare il pH dell’acqua

La presenza di una piscina in uno spazio outdoor privato è un notevole valore aggiunto, ma rappresenta anche un impegno. Il trattamento dell’acqua è fondamentale per mantenerla al meglio ma anche tutelare la salute degli utenti.

Ci sono valori che vanno monitorati costantemente, in primis quelli del pH. Perché se è sbagliato, qualsiasi intervento di disinfezione risulterà inefficace. La scala di misurazione del pH dell’acqua va da 0 a 14, il valore giusto per le piscine dev’essere compreso fra 7.2 e 7.6; se risulta inferiore, significa che il livello di acidità è eccessivo e quindi possono sorgere irritazioni della pelle e degli occhi e col tempo la struttura subisce danni.

Se è invece superiore, vuol dire invece che l’acqua è alcalina: anche in questo caso sono probabili fastidi alla pelle e agli occhi e inoltre il cloro, così come altre sostanze sostitutive, non riesce ad esercitare la sua azione disinfettante. In entrambi i casi bisogna procedere con la correzione utilizzando appositi prodotti chimici.

Il valore del pH si misura in due modi, cioè tramite tester elettronici che danno risultati in poco tempo e costano fra i 50 e i 100 euro, oppure tramite kit in blister, che sono un po’ meno precisi ma hanno un costo parecchio inferiore.

Pulizia ordinaria e straordinaria: cosa fare e ogni quanto

L’emergenza Coronavirus ha reso ancora più chiara l’importanza di stare e muoversi in ambienti salubri e igienizzati. E ciò vale, naturalmente, anche per le aree private con piscina. Ecco quindi alcuni consigli che si riveleranno molto utili non solo in questo periodo storico, ma sempre:

Gli spazi esterni della piscina dovrebbero essere detersi e poi sanificati con alcol una volta al giorno, al massimo ogni due giorni. Due-tre volte alla settimana bisogna armarsi di retino per rimuovere rapidamente foglie, petali e altri detriti finiti nell’acqua. Si consiglia un modello dotato di asta telescopica. Installare una doccia vicino alla piscina e usarla prima di entrare in acqua consente di eliminare dalla pelle cosmetici e lozioni solari che non solo sporcano per quanto alterano i parametri.

Un paio di volte al mese è consigliabile utilizzare il flocculante, un prodotto che aggrega anche le impurità più piccole e ne facilita la filtrazione, contribuendo così a mantenere l’acqua limpida. All’occorrenza si può procedere anche con un trattamento antialghe.

Come e quando si utilizza il cloro per disinfettare

Uno dei prodotti chimici più noti e utilizzati per la manutenzione delle piscine è il cloro. Il suo valore è espresso in mg o ppm, la sua concentrazione nell’acqua deve risultare compresa fra 1ppm e 2 ppm; è necessario, a tal proposito, fare verifiche settimanali tramite tester colorimetrici.

Molto importante è la distinzione fra cloro shock e cloro lento. Il primo è reperibile in commercio in formato liquido o granulare, contiene il 60 per cento di cloro utile e viene utilizzato soltanto all’inizio e al termine della stagione, in quanto svolge un’azione sterilizzante d’urto, potente e molto rapida.

Il cloro a lento rilascio è invece disponibile in polvere o pastiglie (da inserire negli skimmer oppure in appositi dispenser galleggianti), contiene il 90 per cento di cloro e si scioglie in un arco di tempo molto più ampio, pari a circa due settimane. Viene usato durante l’intera stagione, con regolarità., e non arreca alcun fastidio ai bagnanti.

Il filtraggio dell'acqua: le opzioni

Non basta disinfettare l’acqua della piscina; c’è anche bisogno di un trattamento meccanico, cioè dei processi di ricircolo e filtrazione. Nel primo caso si ricorre allo skimmer oppure a un sistema a sfioro, il secondo è più complesso ma entrambi i sistemi assicurano risultati ottimali.

L’acqua raccolta dagli skimmer o dalle canalette passa attraverso le tubazioni e raggiunge l’impianto di filtrazione, che nella maggior parte dei casi è formato da una pompa e da un filtro. Quest’ultimo è una specie di contenitore grazie al quale l’acqua viene liberata dalle impurità. Ne esistono 3 tipologie:

  • A sabbia.
  • A cartucce.
  • A diatomee.


La prima è la più comune; mentre l’acqua passa, la sabbia quarzifera riesce a trattenere particelle con un diametro minimo di 20-30 micron. Il filtro viene poi pulito per mezzo del contro lavaggio, che consiste nel far scorrere acqua al suo interno in direzione opposta rispetto a quella della filtrazione (quindi dal basso verso l’alto).

I filtri a cartuccia sono caratterizzati da un tessuto sintetico collocato all’interno di cartucce, appunto, in Pvc rigido. Il tessuto svolge un’azione molto simile alla sabbia, ma per la successiva pulizia l’unica soluzione è procedere manualmente.

I filtri a diatomee contengono una farina fossile di diatomee che trattiene particelle davvero microscopiche, con spessore di 1-5 micron.

I trattamenti alternativi al cloro

Disinfettare l’acqua della piscina è una fondamentale operazione finalizzata a renderla sicura, ovvero eliminare le sostanze nocive per la salute dei bagnanti. La clorazione è il trattamento più comune, ma esistono diverse alternative:

  • Bromo: è un disinfettante più potente del cloro ed è anche meno stabile, il che da una parte significa che risulta meno irritante per occhi e pelle, ma dall’altra che svolge un’azione ossidante minore e quindi non argina del tutto la crescita di sostanze organiche nell’acqua. Inoltre è più costoso del cloro. Si vende in pastiglie o in formato granulare.
  • Ossigeno: reperibile sotto forma di liquido o pastiglie, è un ottimo ossidante e possiede un’elevata capacità disinfettante. Rappresenta una soluzione perfetta per i soggetti più sensibili in quanto è anallergico e privo di odore, non reca fastidio agli occhi e neppure alle pelle. Contrasta inoltre la formazione di alghe.
  • Ozono: è un elemento naturale molto efficace per la disinfezione delle piscine ma c’è bisogno di un generatore combinato con lampade UV che genera scariche ad alta tensione: non il massimo della praticità, insomma.


Segnaliamo anche l’elettrolisi del sale, basata su un processo di trasformazione elettrolitica del sale in cloro e su un utilizzo ridotto di sostanze chimiche. Il comune sale da cucina viene versato in acqua e la sua scissione si attiva ogni volta che il livello di cloro scende sotto il minimo impostato.

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