- 13 gennaio 2011

Il progetto di ristrutturazione

A Tarzo, piccolo borgo immerso nel verde delle colline trevigiane, con progetto dell'architetto Matteo Cocomazzi, è stato sottoposta ad un intervento di ristrutturazione una vecchia casa colonica. Il complesso edilizio presenta l’impostazione tipica delle costruzioni contadine, con fienile e stalla che si affacciano su un ampio cortile. L’edificio è stato oggetto di una ristrutturazione conservativa con Eclisse, volta a mantenere il più possibile le caratteristiche e le componenti che contraddistinguono l’edificio rustico originale.

Il recupero

Il progetto di Eclisse si è sviluppato dunque secondo una logica non invasiva e in grado di preservare il rigore e la semplicità di un’abitazione rurale. Il recupero di sostanziali elementi architettonici originali della casa colonica ne è la testimonianza più evidente: i sassi e gli stipiti sulle pareti, le capriate e le travi in abete dei soffitti, le vecchie bocche di aerazione. Le stesse tavelle ed i vecchi coppi sono stati rimossi, puliti e nuovamente posati.   Tutti i materiali impiegati provengono dall’area veneta. Il cortile è stato creato utilizzando la pietra di Cugnan (Belluno), a spacco cava. Si tratta di materiali grezzi, non lavorati ed economici che rispecchiano lo spirito e l’identità di una casa tradizionale. 

Gli interni

Gli ambienti interni della casa colonica invece sono stati completamente reinventati per creare spazi più vivibili e assecondando le esigenze di funzionalità attuali.   L’assenza di partiture interne ha permesso di articolare la struttura su due livelli: al pian terreno si trova la zona giorno, al superiore la zona notte soppalcata. Nel living spiccano un moderno divano bianco e un tappeto in tonalità bianco e nero collocati attorno al camino. Dal lato opposto, si accede all’adiacente cucina, caratterizzata da un arredo chiaro e lineare. Cucina e soggiorno comunicano attraverso un sistema scorrevole Eclisse Luce Estensione dove sono state alloggiate porte in vetro alluminio. 

L'architetto

Il progetto per Eclisse è stato curato dall’arch. Matteo Cocomazzi, che ci racconta della sua attività e della ristrutturazione della casa colonica di Tarso.    D: Buongiorno. Innanzitutto, chi è l’arch. Cocomazzi? Ci dice qualcosa di lei, della sua attività?   R: Sono nato a S. Giovanni Rotondo (Foggia) nel 1959. Ho frequentato l’Istituto Statale d'Arte di Foggia dove mi sono diplomato nel 1978 nella sezione Disegnatori di Architettura e Arredamento .   Nel 1984 mi sono laureato presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia con una tesi di laurea sull’architettura rurale del Gargano.   Dal 1987 sono docente presso l’Istituto Statale d'Arte di Vittorio Veneto, dove insegno Discipline Geometriche ed Architettoniche.   Dal 1985 svolgo attività di libero professionista prevalentemente nel campo dell’edilizia residenziale privata. Ho progettato e realizzato abitazioni monofamiliari di nuova edificazione e ristrutturazioni a Castelfranco Veneto, Tarzo, Colfosco di Susegana, Crevada di Susegana, Vittorio Veneto, Belluno, Cison di Valmarino, Cappella  Maggiore, Fregona, Cittadella (PD), Conegliano, Zoppè, S. Giovanni Rotondo (FG).   Attualmente vivo e lavoro a Vittorio Veneto.

L'architettura "non urlata"

D: Qual è la sua “filosofia” nel progettare? Quali sono le sue priorità?   R: Le linee guida di ogni mio progetto sono l’essenzialità delle forme e dei volumi, l’organizzazione funzionale e razionale degli spazi, l’uso di materiali idonei a rendere “caldi” ed accoglienti gli ambienti.   Quello che caratterizza maggiormente ogni mia abitazione è senz’altro l’attenta cura nell’utilizzo dei materiali: all’uso di materiali e tecniche tradizionali (mattoni fatti a mano, ciottoli, travi in legno, ecc.) si affiancano , non in contrasto ma a dialogare, materiali e tecnologie moderne (calcestruzzo, acciaio, rame, vetro) secondo la lezione, non superata, del grande architetto Carlo Scarpa.   L’uso dei materiali è parte integrante della progettazione degli ambienti e dei volumi: ogni elemento nasce e si sviluppa soprattutto in funzione del materiale con il quale sarà realizzato.   Cerco di fare sempre un’architettura “non urlata”, semplice e pura, non semplicistica, con molta cura dei particolari costruttivi. Ogni materiale si mostra per quello che è e viene utilizzato con le tecnologie più idonee, sia tradizionali che moderne.   Cerco di fare, insomma, una buona e sana architettura resa possibile anche dalle abilità di alcuni artigiani, ancora presenti nel territorio, ma destinati, almeno in parte, a scomparire.   Nel caso di recupero di edifici storici cerco di mantenere il più possibile la struttura originaria, nel rispetto delle attuali teorie sul recupero del patrimonio edilizio esistente e della cultura materiale locale, conservando il più possibile lo stato di fatto e riqualificando esteticamente ogni particolare architettonico di rilievo. Infine, ho sempre molto rispetto per il committente e valuto attentamente le sue esigenze.

La sintonia con il committente

D: Parliamo del progetto che presentiamo in questo articolo. Quali sono le prerogative di questa ristrutturazione?   R: Nella ristrutturazione di questa casa colonica ho potuto applicare tutta la mia filosofia del progetto in quanto c’è stata piena sintonia con il committente: ogni scelta è stata fatta assieme. In particolare, il progetto del caminetto, della scala a vista che dal soggiorno porta alla zona notte soppalcata (realizzata in ferro e legno di betulla), il dimensionamento e la scelta dei materiali della porta scorrevole, il posizionamento dei punti luce, la scelta  dei sanitari e delle pavimentazioni.

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