Segui i nostri consigli su come ripristinare un vecchio parquet

- 07 dicembre 2020

Perché restaurare un vecchio parquet

Quali sono i vantaggi di recuperare un pavimento di legno antico?

  • estetici: un parquet antico è sicuramente un elemento di pregio all’interno di un’abitazione e il suo essere logoro e rovinato dall’uso e dal trascorrere del tempo non è affatto un fattore da demonizzare. Il massello è difatti eterno: può essere restaurato con cura e rimodernato apportando variazioni di tono, eliminando graffi ed imperfezioni, sostituendo doghe o listelli andati a male con elementi nuovi, facendo ritrovare alle superfici il loro originario splendore. Nessuna nuova pavimentazione in legno prefinito ne può eguagliare la qualità e l’estetica elegante. Inoltre, le ultime tendenze vedono sempre più la commistione di classico e moderno, quindi anche una pavimentazione tradizionale per schema di posa in opera può benissimo inserirsi in un contesto contemporaneo, valorizzandolo oltremodo;
  • economici: recuperare invece che sostituire comporta un notevole risparmio di soldi. Le operazioni di ripristino sono meno dispendiose di una nuova messa in opera;
  • rapidità: il risparmio è anche in termini di tempo. I mobili non vanno spostati e oltre all’assenza di disagi, nel giro di pochi giorni il lavoro è completato;
  • ecologici: rinunciare all’acquisto di un nuovo pavimento ligneo significa evitare uno spreco ambientale.

Come ripristinarlo: i nostri suggerimenti

Se recuperato, un vecchio parquet diventa un elemento di design capace di elevare il valore economico ed estetico di tutto l’immobile.
Quali sono i passaggi tecnici necessari a ripristinare il valore del legno antico?

  • lamatura: si tratta di una serie di operazioni necessarie a rimuovere gli strati più superficiali delle tavole di legno, (parliamo di spessori di alcuni millimetri, quota variabile in base allo stato conservativo del parquet). Tale lavorazione avviene per mezzo di una levigatrice per parquet, sulla quale vengono montate delle spazzole abrasive rotanti a grana di diverso spessore;
  • la prima fase permette di rimuovere la vecchia verniciatura e le imperfezioni più superficiali;
  • la seconda di levigare maggiormente la superficie;
  • una volta portato il legno al suo stato “grezzo” e naturale, è possibile proseguire con la stuccatura delle parti più ammalorate e delle fughe più evidenti, cercando di eliminare le fessurazioni. Nel caso ci siano elementi da sostituire, si prevederà l’integrazione con elementi della stessa dimensione ed essenza;
  • il quarto passaggio mira a rasare le parti precedentemente stuccate e a ripulire il pavimento con macchine aspiratrici professionali;
  • in ultimo si procede alla finitura del pavimento (aspetto che approfondiremo in seguito), che può avvenire con metodi e materiali diversi a seconda del tipo di essenza e del risultato che si vuole ottenere;
  • ricordiamo che il tutto va realizzato da personale qualificato, meglio evitare lavori fai da te. Solitamente poi, la prima lamatura va eseguita dopo circa 10 anni dall’installazione. Prendersi cura costantemente di un legno antico, attraverso semplici azioni di pulizia e manutenzione ordinaria, posticipa di molto interventi più invasivi come appunto la lamatura.

Quale finitura scegliere quando si rinnova un pavimento in legno

Abbiamo diverse varianti di finitura per definire l’estetica del nostro parquet restaurato, che possiamo decidere anche in fase d’opera, durante la lamatura del pavimento:

  • finitura trasparente o coprente, in versione lucida, semilucida o opaca. Se lucidare il legno lasciandolo al naturale è sempre un’operazione valida, cambiarne la tonalità cromatica dipende a volte anche dal tipo di essenza. Cambiare colore al parquet è sconsigliato su essenze come teak, iroko e ulivo, definite “oleose”, che rischierebbero di non assorbire in modo uniforme la vernice creando così un risultato a macchie. Allo stesso tempo va evitato su legni scuri, sui quali la nuova colorazione non esalterebbe. Mentre si prestano al cambio cromatico le essenze chiare come il rovere;
  • una volta verificata con un tecnico la fattibilità della verniciatura coprente, sarà possibile optare per una colorazione più scura, definita anticata, dall’aspetto più classico e tradizionale, oppure per uno sbiancamento, dal sapore più scandinavo e moderno;
  • attenzione va posta alle componenti del prodotto utilizzato. Si consiglia di impiegare vernici ecologiche, non tossiche, traspiranti, a bassa emissione di sostanze organiche volatili;
  • l’alta resistenza all’abrasione del prodotto di finitura e il suo potere idrorepellente vanno altrettanto verificati, in modo da mantenere più a lungo possibile il risultato della precedente levigatura.

Quanto costa ripristinare un parquet rovinato

Parliamo ora di costi, per capire l’incidenza economica della manutenzione straordinaria del parquet.
Ecco le nostre principali indicazioni:

  • partire sempre da un sopralluogo. Il parquettista dovrà preventivamente analizzare: lo stato di manutenzione del pavimento, il tipo di legno (quale essenza e quale tipologia di parquet, se prefinito o massello), la superficie da recuperare, le difficoltà operative e quali macchinari e prodotti adoperare per realizzare un lavoro a regola d’arte, seguendo gli input e i desideri del cliente;
  • i consigli del professionista vanno sempre seguiti, evitando azioni fai da te che potrebbero peggiorare in modo irreversibile la situazione;
  • mai lesinare sulla qualità delle vernici, degli olii e delle cere di finitura, ne vale la nostra salute e il risultato estetico finale;
  • indicativamente la lamatura ha un prezzo oscillante tra 15 e 25 euro/mq. Se si ha un unico ambiente da trattare di superficie limitata, il prezzo può essere preventivato a corpo e non a misura. La verniciatura finale potrebbe determinare un aumento del prezzo di circa il 10%;
  • in una manutenzione straordinaria il recupero del vecchio parquet potrebbe essere inserito all’interno del Bonus Ristrutturazioni, ed essere soggetto alla detrazione fiscale del 50%.

Sara Donzelli

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